Quantcast
Channel: Notizie italiane in tempo reale! » League

Lotta all’Islam e solidarietà a Breivik, in Uk spira il vento dell’estrema destra

$
0
0

Mentre in Francia il Front National di Marine Le Pen celebra il risultato ottenuto alle presidenziali, anche al di qua della Manica il vento vira a destra e gli estremisti del Regno Unito si rafforzano. Si avvicinano sempre di più due formazioni apertamente e dichiaratamente contrarie a quella che definiscono “l’islamizzazione della nostra società”: la English Defence League e il British Freedom Party, che già avevano riunito gli intenti nell’autunno dello scorso anno, vanno a nozze. Questa settimana, infatti, Tommy Robinson, leader dell’EDL, sarà nominato vicesegretario del BFP. E questo significherà soprattutto una cosa: la lega che lotta per la “difesa” dell’Inghilterra avrà rappresentanza politica, in quanto il British Freedom Party, una costola del vecchio e collaudato British National Party, può ufficialmente presentare propri candidati alle elezioni locali.

Il tutto avverrà a Luton, dove l’EDL celebrerà il suo “rally” che ogni anno, dal 2009, conduce nella cittadina inglese. Polizia in allerta, quindi, per il prossimo fine settimana. A ogni raduno della lega – alcune stime parlano di circa 35mila simpatizzanti, anche se l’EDL parla di oltre centomila – si contrappone, infatti, un contro-raduno della formazione Unite Against Fascism (UAF), uniti contro il fascismo. E, da tre anni a questa parte, ogni volta che avviene sono scintille. Ma le forze dell’ordine sono in fibrillazione anche per un altro motivo. Il quotidiano The Guardian, la settimana scorsa, ha riportato la notizia: appartententi all’English Defence League, nelle ultime settimane, avrebbero postato su Facebook e su Twitter dei veri e propri inni al terrorista norvegese Anders Behring Breivik, attualmente sotto processo a Oslo per il massacro di 77 suoi giovani connazionali.

No all’Islam, questo il succo delle politiche delle due formazioni. La EDL si oppone fermamente all’applicazione della Sharia, la legge islamica, sul suolo britannico. No anche a burqa e niqab, e anche il normale velo sulla testa è mal tollerato. Un’altra campagna “di successo” della formazione è stata quella contro la vendita nelle macellerie del Regno Unito della carne halal, macellata secondo precetti musulmani. Poi, ancora, il controllo e la regolamentazione delle moschee, una limitazione dell’attività delle madrasse, le scuole islamiche, e, chiaramente, espulsioni immediate per chiunque in odore di terrorismo e di “guerra santa”. Con una contraddizione. I cittadini di religione islamica, infatti, si concentrano soprattutto a Londra, si parla di circa 750mila persone su una popolazione di sette milioni e mezzo di abitanti. Ma la English Defence League è forte soprattutto nei piccoli centri di provincia e nelle campagne.

Poi, il fronte del British Freedom Party. Qualche centinaio di iscritti tesserati, finora, e una storia recentissima. Il BFP nasce infatti nell’autunno del 2010 da una scissione interna al British National Party. I leader, Peter Mullins e Paul Weston, in passato, sono anche stati candidati alle amministrative della capitale. Ed entrambi appoggiano con forza tutte e venti le linee guida del partito. Fra le quali, innanzi tutto, l’abbandono dell’Unione Europea, definita “antidemocratica”, l’adozione nel Regno Unito di una legge simile al Primo Emendamento americano, che garantisce libertà di parola e di espressione in ogni sua forma, e l’abolizione della Dichiarazione dei Diritti Umani, “che favorisce solo criminali e terroristi”. Poi, chiaramente, lotta dura all’immigrazione illegale, leggi più facili per l’espulsione dei criminali di origine straniera e, anche in questo caso, “no assoluto all’islamizzazione della nostra società”.

Ora, appunto, le due formazioni, stringendo un patto che è anche una roba di famiglia – fra le personalità di spicco dell’English Defence League, per esempio, figurano cugini e parenti di Tommy Robinson – si rafforzano vicendevolmente. “Insieme cambieremo il corso della politica britannica”, scrivono in un documento preparatorio del meeting del prossimo fine settimana. Il 7 dicembre del 2011, un attivista dell’EDL fu condannato, insieme a un’altra persona, per un incendio in una moschea. Il giudice Mark Eades, leggendo la sentenza, disse: “Il vostro obiettivo non era colpire gli estremisti musulmani, ma colpire gli islamici in generale. La vostra azione non può che essere vista come destabilizzatrice delle relazioni fra le comunità. E questo è assolutamente deprecabile”.

tovato su: Il Fatto Quotidiano

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano


Ti amo campionato – vedetti finali

$
0
0

La Juventus e tutti suoi  tifosi hanno finalmente festeggiato il 30° scudetto, secondo loro, il 28° secondo la F.I.G.C e il 7° secondo la Questura. Grande emozione allo Juventus Stadium quando il capitano bianconero Alessandro Del Piero, ha fatto il suo ultimo giro di campo con la maglia juventina. I tifosi in lacrime, gli lanciavano l’oggetto a cui più tenevano, la loro sciarpa. Momenti d’imbarazzo per John Elkan quando suo fratello Lapo, ha lanciato il  mocassino di cachemire in faccia al numero 10 bianconero.

L’ultima giornata di campionato è stata invasa da così tanti vecchi, che in confronto il Governo Monti sembra un asilo nido. In casa Milan sono arrivati gli addii di Rino Gattuso, Alessandro Nesta, Gianluca Zambrotta e Pippo Inzaghi. In sostanza, un terzo della nazionale campione del mondo nel 2006 ci saluta e l’Istat informa che scenderemo di otto punti percentuali sulla media mondiale dei salari andando a insidiare il Burkina Faso.

A proposito di vecchi, Antonio Di Natale ancora una volta, ha trascinato la sua Udinese in Champions League. Un traguardo storico per la squadra friulana che ogni anno parte in sordina vendendo i suoi giocatori migliori e nonostante ciò riesce comunque a rimanere ad altissimi livelli. Il Patron Pozzo per quest’anno ha indetto un cambio di rotta nelle strategie societarie e si punterà sull’acquisto di nuovi tifosi; sembra infatti che attualmente l’Udinese abbia più giocatori in rosa che sostenitori. 

La Lazio non ce l’ha fatta, nonostante Mauri ci avesse scommesso… ehm pardon, nonostante capitan Mauri ci credesse molto, non è riuscita ad entrare in Champions League e dovrà accontentarsi dell’Europa League. Il capitano biancoceleste avrebbe dichiarato in sala stampa: “Quello che mi dispiace di più è che non ho messo nemmeno la doppia chance”. I “ben informati” credono che la Lazio verrà estromessa da ogni competizione europea per via del suo coinvolgimento nel calcioscommesse. La società non si perderà d’animo – ci dicono dai corridoi di Formello – e fa sapere in maniera informale, che stanno attrezzando l’Olimpico per gustarsi “Don Matteo” il giovedì sera sui maxischermi.

Si vocifera che il presidente Massimo Moratti non sia più così sicuro della conferma del mister Stramaccioni. Arrivano forti pressioni per confermare il tecnico, non dai tifosi ma dalla Gazzetta dello Sport. Dopo i 300 titoli tra i quali : StraMouccioni, Stramala, Straderby, StraMilano e Strapazzati,  sembra ne avessero in serbo altri 183.  Massimo Moratti ha inviato un fax alla redazione del giornale  per chiarire la sua decisione : “Il Mister è bravo, ma i vostri titoli mi avevano “Stramazzato” i coglioni. Saluti”.

Luis Enrique ha lasciato la Roma. “Ero stanco” , ha dichiarato nella sua ultima conferenza stampa;  45 km di raccordo anulare al giorno per andare da casa sua a Trigoria metterebbero a dura prova chiunque. Poi a precisa domanda: “Mister, tornerà a Barcellona ?” ha risposto “Si, appena riesco a capire quale cazzo è l’uscita di Fiumicino”. La squadra giallorossa è fuori da tutte le competizioni europee e quindi anch’essa libera il giovedì. Visto che lo stadio Olimpico è già stato occupato dai tifosi laziali per guardare Don Matteo, l’A.S.Roma installerà un Maxischermo in Piazza del Popolo per guardare “Mistero”. Sembra infatti che un testimone oculare abbia visto e in diverse occasioni la Roma giocare in stile Barcellona. Bah, io al paranormale non ho mai creduto.

“Ti Amo Campionato” finisce qui per quest’anno, per il prossimo come direbbe Polifemo: “Beato chi c’ha un occhio!”

Buon Calcio a tutti

di Matteo Pontes
@MatteoPontes

 

 

 

 

tovato su: Il Fatto Quotidiano

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano

Lippi in Cina, Capello al Chelsea: ct d’esportazione

$
0
0

Marcello Lippi in Cina, ora è ufficiale: il Guangzhou Evergrande, squadra di Canton che detiene il primo e finora unico titolo della Chinese Super League, ha comunicato l’ingaggio dell’ex ct dell’Italia campione del mondo nel 2006. Lippi resterà in Cina per “due anni e mezzo”. Nello staff del tecnico, senza panchina dalla fine del deludente Mondiale 2010 (Italia fuori al primo turno) dovrebbe comprendere i “fedelissimi” Pezzotti, Rampulla, Gaudino e Maddaloni. Top secret l’ingaggio, anche se indiscrezioni riferiscono di un accordo sulla base di 10 milioni di euro a stagione.

Lippi motivato -  ”Il mio arrivo deve essere la cosa più importante oggi in Cina…”, ha commentato non senza orgoglio il 64enne Lippi. “Porterò il calcio italiano in Cina. I primi contatti risalgono a quattro mesi fa – rivela -. Il presidente Xu Jaiyin e il vicepresidente Liu Yongzhuo hanno dimostrato grande voglia di collaborare”.  Il tecnico, che con la Juventus ha vinto 5 scudetti, una Champions League e una Coppa Intercontinentale, trova una squadra in testa alla classifica con 22 punti dopo 10 giornate e qualificata agli ottavi della Champions League asiatica dove se la vedrà contro il Tokyo. Nella rosa a sua disposizione Lippi potrà contare sul 26enne attaccante brasiliano Cleo e soprattutto su Dario Conca e Lucas Barrios: il primo, trequartista argentino di 29 anni, è stato ingaggiato lo scorso luglio dal Fluminense; il secondo, che sbarcherà in Cina a giugno, è stato preso nelle scorse settimane dal Borussia Dortmund per circa 8,5 milioni di euro. Barrios, miglior bomber del 2008, nella passata Bundesliga è stato decisivo per la conquista del Meisterschale con 16 gol in 32 partite ma quest’anno ha trovato pochissimo spazio (appena due presenze da titolare, 15 in tutto, e una sola rete). 

Capello da Abramovich –  Resterà invece in Inghilterra e a Londra Fabio Capello. L’ex selezionatore della nazionale britannica, da cui ha rassegnato le dimissioni lo scorso febbraio, starebbe per accettare la corte di Roman Abramovich e dire sì al Chelsea. A 66 anni suonati il friulano ha ancora voglia di campo e di allenamento quotidiano e visti i tentennamenti di Milan e Inter, che nelle settimane scorse avevano pensato a lui per le rispettive panchine, l’offerta del paperone russo è imperdibile. E Roberto Di Matteo? Il traghettatore che ha condotto il Chelsea demolito di Vilas Boas fino alla finale di Champions League del 19 maggio contro il Bayern non rimarrà nemmeno in caso di trionfo. Ma non rimarrà a spasso: lo attende con le braccia aperte Claudio Lotito, alla Lazio.


pubblicato da Libero Quotidiano

Lippi in Cina, Capello al Chelsea: ct d’esportazione

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano

Marcello Lippi va ad allenare in Cina: sarà il tecnico del Guangzhou Evergrande

$
0
0

La Cina è vicina: è ufficiale. Lo certifica Marcello Lippi, allenatore campione del mondo con la nazionale azzurra nel 2006, nell’affollatissima conferenza stampa di presentazione con il Guangzhou Evergrande, di cui il tecnico viareggino sarà alla guida per i prossimi due anni e mezzo. ”Fin dall’inizio la società mi ha fatto capire quanto entusiasmo e determinazione ci fosse per creare una grande squadra in grado di vincere il campionato e fare bene nella Champions League asiatica ed io sono qui per questo”: sono state le prime parole del tecnico, che ha confermato come “già oggi comincerò il mio lavoro da allenatore”. Domenica infatti è subito campionato nella Chinese Super League. Per Lippi esordio facile in casa, con l’appoggio dei 60mila dello Tianhe Stadium, contro il fanalino di coda Qingdao Jonoon.

Presentato anche lo staff, tutto italiano. Al seguito dell’ex commissario tecnico e novello Marco Polo, hanno intrapreso il viaggio in estremo oriente il preparatore dei portieri Rampulla e i preparatori atletici Gaudino e Maddaloni. Alla presentazione ufficiale mancava lo storico assistente Pezzotti, ma solo perché è già al lavoro: si trova infatti in Corea a studiare le squadre della Champions League asiatica. Il 30 maggio l’esordio internazionale di Lippi, negli ottavi di finale contro il FC Tokio. Ma anche il tecnico viareggino non si è presentato impreparato: “Ho già visionato diverse partite del Guangzhou in campionato e in Champions, ne ricordo numeri e prestazioni, presto ricorderò anche i nomi dei giocatori”.

Perché l’obiettivo è ambizioso. Vincere non sarà difficile: il Guangzhou è campione in carica e quest’anno dopo due mesi dall’inizio del campionato, che termina a novembre, è primo in classifica con 22 punti in 10 partite (7 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte). Ma il tecnico viareggino vuole di più, ha una missione: “Voglio portare il moderno stile di gioco italiano in Cina”. Potrà farlo grazie ad una proprietà che ha un patrimonio stimabile in quasi 5 miliardi di dollari. Il Guangzhou appartiene infatti alla Evergrande Real Estate, un conglomerato finanziario che non costruisce semplicemente palazzi, ma intere città. Il primo colpo della nuova proprietà nel 2010 fu l’acquisto dell’argentino Dario Conca, stella del campionato brasiliano che molti paragonavano a Messi, ma che all’avventura europea preferì i milioni cinesi.

Conca infatti attualmente prende 1 milione di dollari al mese, che ne fanno il giocatore più pagato del mondo insieme a Messi e Ronaldo: dietro solo ad Eto’o, un altro che ha scelto l’esotica Makhachkala, capitale del Dagestan, per concludere la sua carriera calcistica a suon di milioni: due al mese. Già, i soldi. Lippi in conferenza si trincea dietro il tipico “Non mi piace parlare di questione di soldi, come ho sempre fatto. Posso solo dire che sono soddisfatto”; ma pare che il suo contratto sia di poco meno di 30 milioni per 30 mesi. Soldi che hanno attirato nella nuova frontiera del pallone anche Anelka, arrivato a dicembre nello Shanghai Shenhua, altra grande del campionato cinese. Il big match tra Lippi e Anelka, nel frattempo diventato allenatore-giocatore, è previsto per luglio.

Lontani i tempi in cui il calcio cinese era solo un’avventura. La tentarono in campo giocatori come Paul Gascoigne e Damiano Tommasi, in panchina Giuseppe Materazzi (padre di Marco). Ora è un business. Una serie di scandali scoppiati nel 2006 e nel 2009 – partite dai risultati pilotati, gol segnati a raffica negli ultimi minuti, corruzione provata di avversari e arbitri, sms dei presidenti che imponevano al capitano della propria squadra di segnare autogol, testimonianze di prostitute pagate per allietare i direttori di gara, interi campionati falsati nelle serie inferiori per favorire la mafia delle scommesse, con contorno di squalifiche, radiazioni, arresti, polizia negli spogliatoi e finanza nelle sedi dei club – ha infatti decretato l’ingresso del campionato cinese nella modernità calcistica.

L’ambizioso Xu Jaiyin, finanziere e proprietario del club, ci aveva provato prima con Capello, in questi giorni dato vicinissimo alla panchina del Chelsea, e poi con Lippi il cui corteggiamento, come ha raccontato in conferenza, è durato oltre dieci mesi. Già, Lippi e Capello, che in Italia non siedono su una panchina rispettivamente dal 2004 e dal 2006 (entrambi con la Juventus): nel calcio un’era geologica. E allora sorge il dubbio se i due siano cariatidi sul viale del tramonto di cui l’Italia si è liberata per puntare su un consapevole rinnovamento del movimento o se semplicemente il calcio italiano in continua decadenza economico-sportiva non si più permettere (in termini di stipendio) due tecnici di fama mondiale come loro. Nel secondo caso la Cina non sarebbe più vicina, ci avrebbe addirittura superato anche nel calcio. Uno scenario apocalittico impensabile solo fino a qualche anno fa.

tovato su: Il Fatto Quotidiano

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano

Primi, veri effetti del fair play finanziario: la Uefa sospende i premi a 23 squadre

$
0
0

Tanto tuonò che piovve. Spauracchio quasi mitologico, di cui tutti parlano senza che nessuno ancora l’abbia visto, il famoso fair play finanziario (lo strumento voluto da Platini per limitare lo strapotere di sceicchi e magnati ed avere un calcio più egalitario) miete le sue prime vittime: 23 club di tutta Europa hanno ricevuto una temporanea esclusione dai premi Uefa per la stagione 2012/2013 a causa di pagamenti insoluti.

Non è la prima volta in assoluto che il nuovo strumento dell’Uefa emette delle sanzioni: lo scorso maggio, ad esempio, il Besiktas (una delle squadre più importanti del campionato turco) era stato escluso dalla prossima edizione dell’Europa League a causa di irregolarità di bilancio (una decisione recentemente confermata anche dal Tas). Ma stavolta nelle rete del fair play finanziario sono cadute più di 20 squadre. Certo, si è ancora ben lontani dalla grande tagliola che tanto spaventa le big europee (italiane in primis) e che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2014: allora, tutte le società – per dirla a grandi linee – dovranno mantenere un ragionevole equilibrio tra entrate e uscite, pena sanzioni varie e crescenti, fino all’esclusione dalle competizioni internazionali.

Oggi, i 23 club vengono puniti per colpe più evidenti, come l’insolvenza in alcuni pagamenti verso altri club, dipendenti o autorità sociali/fiscali. Un problema che riguarda più che altro club di medio-piccola taglia (ne sappiamo qualcosa anche in Italia, dove tra Serie B e Lega Pro sono numerose le squadre che nelle ultime due stagioni hanno ricevuto penalizzazioni anche cospicue per lo stesso motivo). Per adesso, quindi, ancora non si è scatenata la tempesta: è sicuramente più facile colpire il piccolo Borac Banja Luka della Bosnia-Herzegovina, piuttosto che il Paris Saint-Germain o il Manchester City. Ma nella “lista nera” annunciata dall’Uefa ci sono anche nomi illustri: il Rubin Kazan e il Partizan Belgrado (prossimi avversari dell’Inter in Europa League), lo Sporting Lisbona e l’Hajduk Spalato, il Malaga (che il Milan affronterà in Champions) e soprattutto l’Atletico Madrid, campione in carica dell’Europa League e fresco vincitore della Supercoppa Europea con un netto 4-1 sul Chelsea.

Per queste squadre l’esclusione dai premi Uefa è una sanzione tutt’altro che trascurabile: per molti team minori i gettoni di presenza e i premi vittoria per le singole partite disputate nelle competizioni internazionali rappresentano entrate importanti in bilancio. Per non parlare di una big come l’Atletico Madrid, che si è aggiudicata due delle ultime tre edizioni dell’Europa League: se i ‘Colchoneros‘ di Falcao dovessero replicare l’impresa dello scorso anno, si vedrebbero costretti a rinunciare ad un guadagno netto di circa 7 milioni di euro; cosi come non potranno incassare i 3 milioni di premio per la vittoria della Supercoppa (il primo trofeo assegnato nella stagione 2012/2013). Almeno per il momento.

La sospensione dei pagamenti è comunque temporanea: le società sono sotto accertamento, e dovranno fornire maggiori informazioni sui pagamenti in questione entro il 30 settembre; quindi il provvedimento resterà in vigore fino alla completa risoluzione di tutte le pendenze o ad una decisione definitiva della Camera di controllo della Uefa. Ma la notizia di oggi è soprattutto che il fair play finanziario non è solo una chimera, esiste per davvero. Platini fa sul serio, i grandi club di tutta Europa sono avvisati.

tovato su: Il Fatto Quotidiano

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano

Si scrive Champions League, si legge ‘giro d’affari’ da 1,34 miliardi di euro

$
0
0

Riparte la Champions League: la Coppa dei Campioni, come si chiamava fino al 1992; o la ‘Coppa dei milioni’, come potrebbe essere ribattezzata oggi. L’edizione 2012/2013 sarà infatti la più ricca di sempre, da ogni punto di vista.

A partire dal montepremi complessivo, che sfonda quota 900 milioni di euro; ben 150 in più rispetto all’anno scorso. L’ammontare netto destinato ai club partecipanti (tra cui Juventus e Milan) consta di 500 milioni di contributi fissi e 410 milioni di contributi variabili. Le 32 squadre qualificate riceveranno una quota di partecipazione tutt’altro che simbolica: circa 8 milioni e mezzo di euro, che cambieranno la stagione di molte società medio-piccole. E qui il pensiero corre alla nostra Udinese: il club friulano si deve accontentare di soli 2 milioni di euro, come tutte le altre eliminate al preliminare.

Per chi invece è riuscito ad entrare nel tabellone principale le gioie economiche non finiscono qui: ogni vittoria nella fase a gironi vale 1 milione di euro, un pareggio 500mila. Così come il passaggio del turno verrà ricompensato con 3,5 milioni di euro. E ancora: 3,9 milioni per chi si qualifica ai quarti, 4,9 per chi arriva in semifinale; delle due finaliste, infine, la perdente porterà a casa 6,5 milioni, la vincitrice la bellezza di oltre 10,5 milioni di euro (l’anno scorso erano 9). Oltre alla coppa, ovviamente, quasi un dettaglio.

Cifre esorbitanti ma non spropositate, se si considera il giro d’affari mosso dalla massima competizione calcistica continentale. Secondo la Uefa, le entrate commerciali lorde generate dalla prossima Champions (insieme alla Supercoppa, già giocata qualche settimana fa e vinta dall’Atletico Madrid sul Chelsea per 4-1) dovrebbero aggirarsi intorno agli 1,34 miliardi di euro. Di questi, circa il 70 per cento verrà destinato ai club; la parte rimanente resterà in mano alla Uefa, utilizzata per finanziare i costi organizzativi e i vari fondi di solidarietà da cui provengono i contributi per le squadre eliminate e in parte anche per l’Europa League.

Questa è anche l’ultima edizione prima della piena entrata in vigore del famigerato Fair Play Finanziario: dal 2013, infatti, la norma voluta da Platini comincerà a vincolare le spese dei club europei in relazione allo stato di salute dei loro bilanci. Ne sa già qualcosa il Malaga: la squadra spagnola (inserita nel Girone C, lo stesso del Milan) è l’unico club di Champions facente parte della lista nera dei 23 club a cui la Uefa ha sospeso il versamento dei premi per pagamenti insoluti. Se non dovessero risolvere tali pendenze entro il 30 settembre, gli andalusi si vedrebbero costretti a rinunciare ad almeno 8 milioni di euro.

E’ un segnale che mette in allerta le altre. In primis, Manchester City e Paris Saint-Germain: due tra le out-sider più attese del torneo, tra le poche squadre in grado di contrastare lo strapotere di Barcellona e Real Madrid. Eppure, dati alla mano, negli anni a venire rischiano seriamente di pagare dazio al fair play finanziario, forse addirittura di vedersi escluse dalla Champions. Il City, che quest’estate non ha fatto follie sul mercato, viene da un passivo di oltre 200 milioni di euro; il Psg, invece, solo negli ultimi due mesi tra Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi, Lucas, Verratti e compagnia varia ha speso più di 150 milioni di euro. Per entrambe – ancora lontanissime dagli introiti record di corazzate come Barça, Real e Manchester United – il disavanzo massimo di 45 milioni di euro tra entrate e uscite che sarà in vigore dalla prossima stagione è un miraggio.

Certo, l’intransigenza della Uefa nei confronti dei grandi club è ancora tutta da verificare. Così come bisogna vedere quanto sarà difficile aggirare tali norme: la sponsorizzazione da 400 milioni di sterline sottoscritta dal City con Etihad Airways (la compagnia aerea di Abu Dhabi, che di fatto appartiene allo stesso proprietario del club, lo sceicco Mansour) sa tanto di iniezione di capitale ‘mascherata’.

Ma, a scanso di equivoci, gli uomini di Mancini ed Ancelotti faranno bene a sbrigarsi, e puntare dritti alla finale di Wembley. Anche perché in ballo ci sono circa 35 milioni di soli premi Uefa: una ragione in più per alzare la coppa dalle grandi orecchie.

tovato su: Il Fatto Quotidiano

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano

Furia Mancini contro l'arbitro (e un inglese maccheronico)

$
0
0

Il Manchester City è praticamente fuori dalla Champions League. Condannato anche dagli errori arbitrali. Sotto di due gol contro l’Ajax, i citizens rimontano. Ma il 3-2 con cui la partita sarebbe stata ribaltata viene annullato: la rete di Aguero su corss di Kolarov viene annullata per un fuorigioco inesistente. E, come se non bastasse, all’ultimo secondo l’arbitro decide di fischiare la fine piuttosto che un fallo su Balotelli in area di rigore. Il penalty ci poteva stare. L’allenatore del City, Roberto Mancini, non ci sta e si scaglia contro l’arbitro. L’allenatore rimarca gli errori del fischietto. Nel video non si sente, ma nella concitazione incappa anche in un errore in inglese: “It is was gol! It is was gol”, urla all’arbitro. Che in italiano, circa, suonerebbe così: “E’ era gol! E’ era gol!”.


pubblicato da Libero Quotidiano

Furia Mancini contro l'arbitro (e un inglese maccheronico)

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano

Calcio made in Italy, continua la fuga degli spettatori dagli stadi di Serie A e B

$
0
0

Il calcio italiano, in crisi di appeal e di risultati a livello continentale, assiste impotente alla fuga degli spettatori dagli stadi. E la desertificazione degli spalti si ripercuote a sua volta, causa minori introiti, sul livello di competitività delle squadre in Europa. Domenica, per esempio, c’erano solamente 12.313 spettatori paganti a San Siro per la sfida del Milan contro la Fiorentina, che aggiunti ai poco meno di 24mila abbonati (in netto calo rispetto agli oltre 30mila delle stagioni precedenti, e in assoluto il record negativo dell’era Berlusconi) riuscivano a stento a riempire lo stadio per metà della sua capienza. Ma il problema non è certo del Milan, che anzi con 39mila spettatori di media è la seconda squadra con più pubblico dopo l’Inter. Quello degli spalti vuoti, che si giochi il campionato, la Champions League, o sia ospitata la Nazionale, è un problema che coinvolge l’intero paese.

La situazione è tragica. In Serie B la media degli spettatori è di poco superiore ai 5mila a partita, con un’utilizzazione della capienza degli stadi inferiore a un terzo di quella possibile, mentre negli altri tre grandi campionati europei (Germania, Inghilterra e Spagna) le seconde divisioni attirano una media di pubblico sfiora le 20mila unità. In Serie A non va certo meglio. La media quest’anno è inferiore ai 23mila spettatori a partita, in calo rispetto ai 24.031 di media della stagione 2010-11 e ai 25.282 della stagione 2009-10. Il confronto con gli altri campionati, tutti in crescita, è impietoso. Nella Liga spagnola la media negli ultimi due anni è stata intorno ai 30mila. Nella Premier League inglese oltre i 35mila. Mentre nella Bundesliga tedesca si superano tranquillamente i 42mila spettatori a partita.

Queste cifre tolgono di mezzo immediatamente il falso problema della televisione: anche all’estero le partite sono trasmesse in diretta. Anzi, in Inghilterra e Germania specialmente, vige anche la cultura del pub, o Kneipe, dove molti tifosi si ritrovano per vedere insieme la squadra del cuore. E ciò nonostante gli stadi sono pieni. Non è nemmeno un problema di qualità del campionato, dato che sabato in Inghilterra hanno assistito al pareggio tra Southampton e Swansea – compagini non certo colme di talento – in più di 30mila. Quasi il doppio degli spettatori di Genoa-Napoli (3mila paganti), dove erano in campo Cavani, Hamsik e compagnia. E allora si ritorna al problema degli impianti sportivi, fiore all’occhiello degli altri campionati, che dagli stadi ottengono il 25% dei ricavi annuali, mentre in Italia la percentuale scende al 12%.

A dimostrarlo, nel mare degli stadi vecchi e fatiscenti che tendono a respingere lo spettatore piuttosto che ad attirarlo, emerge l’esempio dello Juventus Stadium: unico impianto di proprietà tra le società italiane, con una media spettatori di oltre 38mila a partita e una percentuale di riempimento del 93%. Offrendo tale prodotto, a fronte di un investimento di poco superiore ai 125 milioni, la società bianconera nel bilancio 2011-12 appena approvato ha potuto segnare un aumento di oltre il 50% dei ricavi dagli abbonamenti e una crescita dei ricavi complessivi da gara che in una sola stagione sono passati da 11,5 a 31,8 milioni di euro. Oltretutto, in un recente convegno della Lega di Serie B, l’advisor Kpmg ha calcolato che per le società interessate a costruire nuovi stadi il costo per ogni posto a sedere dovrebbe essere compreso tra i mille e duemila euro. Una cifra recuperabile in poche stagioni.

Ma la soluzione non può essere quella della proprietà dell’impianto in sé e per sé, che si vorrebbe concedere attraverso leggi confuse che servono solo a favorire abusi e speculazioni edilizie quanto di investimenti seri, sulla falsariga tedesca e inglese. Anche nei confronti del tifoso che, una volta che è stato trasformato in consumatore, come tale andrebbe tutelato. Magari attraverso l’abolizione definitiva della cosiddetta tessera del tifoso, che ha avuto l’effetto di azzerare le trasferte. Altrove gli stadi sono pieni, e le squadre volano nelle competizioni continentali. In Italia si è passati dalle 15 finali europee degli anni Novanta (media spettatori intorno ai 30mila) alle 4 degli anni Zero (media intorno ai 25mila). Quest’anno tra Champions e Europa League rischiamo che già a dicembre solo due o tre squadre superino il turno. Il deserto sugli spalti si sta già ripercuotendo nelle bacheche.

tovato su: Il Fatto Quotidiano

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano


Il Chelsea esonera Roberto Di Matteo: storia speciale di un tecnico normale

$
0
0

All’indomani della batosta rimediata a Torino dalla Juventus, un 3-0 senza appello che ha seriamente compromesso le speranze del Chelsea di passare il turno in Champions League, Roberto Di Matteo è stato esonerato di prima mattina: alle 4 in punto ora londinese. Con un colpo basso, con la stessa perfidia con cui i tifosi negli stadi inglesi si rivolgono ai tecnici avversari in difficoltà, cantando “You’re getting sacked in the morning!” (Ti licenziano domattina). In un comunicato apparso sul sito ufficiale del Chelsea, la società ringrazia il tecnico che le ha regalato la prima ed unica Champions League della sua storia, sollevata lo scorso maggio a Monaco di Baviera, e spiega che “le ultime prestazioni della squadra e i risultati non sono stati abbastanza buoni e il proprietario e il Consiglio direttivo del club hanno ritenuto che un cambiamento era necessario”.

Ribattezzato il Normal One in antitesi allo Special One Mourinho, per il basso profilo e per l’umiltà nel concedere i riflettori ai suoi giocatori piuttosto che a se stesso, Di Matteo era stato promosso sulla panchina del Chelsea nel marzo scorso, quando fu esonerato Villas Boas di cui era diventato assistente dopo alcune buone stagioni nei campionati inglesi con il Mk Dons e il West Bromwich (anche se l’ultima si concluse con un esonero). In pochi mesi Di Matteo è riuscito a risollevare una squadra allo sbando, arrivando a vincere un’incredibile semifinale di Champions contro il favoritissimo Barcellona, poi la finale contro il Bayern Monaco e infine anche la Fa Cup nello stadio di Wembley. Eppure, per il suo gioco sparagnino che oltremanica faceva gridare al catenaccio, il padre padrone del Chelsea Abramovich era seriamente tentato di non riconfermarlo già in estate.

La mancanza di una valida alternativa, ovvero la decisione di Guardiola di prendere un anno sabbatico dal calcio, ha però convinto l’oligarca russo a tenerlo in panchina. E l’inizio della stagione per il Chelsea è stato assai positivo, con la testa del campionato e la strada in discesa in Champions. Poi, due soli punti nelle ultime quattro partite in Premier e la batosta di Torino, hanno fatto precipitare la situazione. E così Di Matteo è diventato l’ottavo allenatore esonerato in dieci anni di regno russo nel sudovest londinese, in compagnia di nomi come Ranieri, Mourinho, Scolari e Ancelotti. Un eccidio di tecnici costato ad Abramovich oltre 50 milioni di sole buonuscite, stipendi esclusi. Bruscolini per un uomo che in dieci anni, per vincere la sua prima Champions – e per accreditarsi quella visibilità internazionale che gli permettesse di sfuggire ai violenti regolamenti di conti tra ex oligarchi – ha investito nel club oltre un miliardo di sterline.

Ora sulla panchina londinese, la più ambita per le disponibilità economiche della proprietà insieme a quelle del Paris Saint-Germain e del Manchester City, è scattato il toto allenatori. In pole position è sicuramente Guardiola. Già dallo scorso mercato estivo infatti, i costosi acquisti dei giovani e talentuosi trequartisti Oscar, Hazard e Lucas Piazòn hanno disegnato sulla carta la squadra perfetta per l’artefice del miracolo Barcellona. Guardiola però ha oggi manifestato la sua intenzione di non voler interrompere l’anno di riposo, e di essere disponibile solo a giugno. Sempre che non lo tenti l’ipotesi Manchester City, che ha appena arruolato in società i suoi ex colleghi blaugrana Soriano e Beguiristain, più che quella del Milan che sembra solo una fantasia della stampa italiana. A breve è quindi probabile un traghettatore: Benitez, se accetterà il ruolo, Avi Grant o Redknapp. Anche se a questo punto il miglior caretaker manager in circolazione, capace di vincere Champions League e Fa Cup in pochi mesi, il Chelsea lo aveva già in panchina.

tovato su: Il Fatto Quotidiano

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano

Europa League, murales minaccioso in attesa di Napoli-Aik Solna: i tifosi svedesi decapitano Cavani

$
0
0

Il fumetto del povero Edinson Cavani decapitato in un fiume di sangue a corredare la scritta Fuck Napoliwelcome in Solna. E’ il graffito comparso in un sottopasso di Stoccolma, dove il club partenopeo è in trasferta per una partita del girone di Europa League contro la squadra locale dell’Aik Solna. L’intimidazione, ripresa dal sito www.calcionapoli24.it, segue le minacce corse sul web, dove gli ultras della squadra svedese hanno promesso di far pagare cara ai tifosi napoletani le violenze che accompagnarono la partita del San Paolo di settembre. In occasione del match d’andata, una comitiva di supporter svedesi a cena in una pizzeria del centro di Napoli fu aggredita da una banda di balordi a volto coperto.


pubblicato da Libero Quotidiano

Europa League, murales minaccioso in attesa di Napoli-Aik Solna: i tifosi svedesi decapitano Cavani

Notizie del italia, economia, notizie italia

Quotidiani

Il Denaro, Il Fatto Quotidiano, Libero Quotidiano



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>
<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596344.js" async> </script>